mercoledì 8 agosto 2007

IN EQUILIBRIO: performance teatro arte visiva

Rizoma è prima di tutto un momento di condivisione e scambio tra alcune individualità. A ciascuno degli artisti invitati abbiamo chiesto di “autopresentarsi”, e abbiamo sottoposto loro alcune brevi domande. Sono nate una serie di schede, abbastanza diverse fra loro ma crediamo rispondenti alla sensibilità delle figure trattate.


Silvia Mercuriali


E' membro di Rotozaza, una compagnia teatrale sperimentale di
Londra, con la quale ha creato performance, installazioni e altri eventi dal 1999, rappresentati sia in Inghilterra che all'estero. È inoltre un'artista associata di Shunt, collettivo teatrale di Londra e luogo di studio per artisti di diverse discipline (musicisti, performers, artisti di circo ecc) con cui ha creato e rappresentato lo spettacolo “Tropicana” per il National Theatre. Con Rototaza, negli ultimi tre anni, il lavoro si è incentrato su un teatro di comandi e risposte dove gli attori in scena cambiano ogni sera, e si prestano a portare a termine le istruzioni che ricevono essendo all'oscuro di tutto. Si tratta di un lavoro che mostra la bellezza degli individui in scena senza maschere né costumi, togliendo la responsabilità all'attore per metterla totalmente in mano alla scrittura. Rotozaza rappresenta l'umanità nel pieno di un conflitto interiore che si batte tra la voce interna che dice cosa fare e il modo in cui mettiamo in atto i nostri pensieri. In questo modo si avvia una riflessione sul ruolo del pubblico, che si trasforma nel mondo esterno che influenza le nostre scelte nella realtà di ogni giorno: il mondo che ci circonda visto come spettacolo e il pubblico che osserva come personaggio responsabile di cio' che avviene in scena.
In passato ha lavorato con il coreografo Roberto Castello, con Signal to Noise, Expressive Feat Production e il regista cinematografico Woof-Wan-Bau per il cortometraggio “Nose to Mouth” prodotto da Nexus. Di recente ha anche lavorato con il Clod Ensamble in diversi spettacoli e ha collaborato con la produzione Three Monkey Production per la creazione di “The Quarter” all'Atelier 51 Rouen France e con il Puppet Intervention per la conferenza internazionale di Helsinki sulle EU alcohol policies.
Il suo ultimo lavoro si chiama Pinocchio, creato in collaborazione con Gemma Brockis del collettivo teatrale londinese Shunt. Pinocchio è uno spettacolo per tre spettatori che avviene in una macchina in viaggio lungo le strade di diverse città, trasformando la vettura in palcoscenico e il mondo visto dal finestrino in scenografia mutevole. I passeggeri sono coinvolti in prima persona, e trasformati per esempio nei conigli della morte chiamati dalla fatina per domare lo spirito ribelle di Pinocchio, o in spettatori “cinematografici” che osservano dai finestrini le vicende. Dice Silvia: «I passanti diventano personaggi del racconto essi stessi così come i commercianti dei negozi nei quali Pinocchio entra ed esce rimpinzandosi di pop-corn, incontrando casualmente la polizia o chiunque altro si avvicini al veicolo. Emergono così domande nello spettatore..quanto di ciò che si vede e sente è stato preparato in anticipo? Le notizie sulle radio sono vere o no? Non ci sono più certezze e il pubblico è completamente in balia di due sconosciute chiaramente non avvezze alla geografia del posto».
Pinocchio ha debuttato a Londra l'autunno scorso, è approdato a giugno in Sardegna e verrà presentato al Fringe Festival ad Edimburgo tra il 18 e il 25 di Agosto 2007.
A Rizoma, secondo lei, succederà sicuramente qualcosa di entusiasmante e di “strano”.


Anna Rispoli

Opera trasversalmente nel mondo dell'arte, in un bilico creativo tra le arti visive, nel senso più ampio del termine, e il teatro.
Il primo germe di questa ostinata contaminazione di generi nasce durante gli anni dell'università in uno dei laboratori organizzati dal Dams di Bologna. In questa occasione si forma un gruppo di ricerca pura, dalla natura assolutamente sperimentale, dedicato all'esplorazione della performatività intesa nelle sue varie declinazioni. Il portato più significativo dell'esperienza rimane però l'aver innescato incontri e collaborazioni in grado di superare la prova del tempo.
Grazie a questo percorso si sviluppa infatti il rapporto artistico tra la Rispoli e Anna de Manincor, una collaborazione importante che nel 2000 porterà alla nascita di ZimmerFrei, formazione anomala fondata insieme a Massimo Carozzi. Il progetto ZimmerFrei assume le sembianze di un gruppo il cui lavoro collettivo rimane sospeso tra musica, cinema e performance, in un laboratorio permanente in cui le ispirazioni e le pulsioni creative dei tre artisti si contaminano a vicenda.
In una videoinstallazione realizzata con la de Manincor la Rispoli sperimenta per la prima volta l'unione tra la dimensione visiva dell'opera e quella percettiva corporea. Questa ricerca rimarrà poi nelle linee analitiche e di ideazione concettuale dell'artista, e in parte anche nella poetica di ZimmerFrei, anche se l'elemento più immediato riscontrabile nel lavoro del gruppo è l'organizzazione temporale della visione: un modo di trattare la materia che permette di vedere letteralmente il trascorrere del tempo, sia che questo venga declinato come accelerazione che come durata.
L'ultimo progetto realizzato in modo autonomo rispetto a ZimmerFrei è un'installazione sonora in un negozio di impianti audio di Como in cui la Rispoli ricrea una passeggiata virtuale attraverso i suoni della città, registrati tramite field recordings o con interviste agli abitanti. Nella fruizione dell'opera diviene evidente il principio di scelta che ogni spettatore deve applicare per potersi orientare nel mare di rumori e suoni e riuscire a ricavarne una qualche decodifica. In questo modo il singolo fruitore diventa consapevole del meccanismo di proiezione di un immaginario personale che lo porta a ritagliare il continuum audio seguendo il proprio desiderio di sentire qualcosa, confrontandosi anche con l'invadenza delle proprie aspettative riguardo a cosa si crede di ascoltare.
Per Rizoma Anna Rispoli si aspetta di riuscire a relativizzare il suo approccio ponendolo accanto a modalità e percorsi diversi, sia per verificare la necessità di un proprio fare artistico sia con la curiosità di sperimentare gli incontri, situazioni potenzialmente rischiose per via dei mondi inesplorati che possono aprirsi.

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